Battesimo del Signore

Perché suoi figli amati, Dio ci chiama tutti per nome

(Isaia 55,1-11; 1 Giovanni 5,1-9; Marco 1,7-11)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”.

Un giorno, quando siamo stati battezzati, il cielo si è squarciato per noi e una voce che non si è materializzata, ma si è compiuta nel rito stesso, è come se avesse detto:” «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»”. Non una parola sentita ma un sacramento celebrato. E il sacramento, come è nella sua natura, ci ha donato quanto la parola voleva significarci. Da quel momento siamo stati rivestiti di Dio, di divinità. La nostra vita è cambiata perché è stata immersa totalmente in quella di Dio. Siamo diventati, e lo siamo realmente, figli di Dio. Immersi, ma non sommersi, nella santissima Trinità.

La relazione tra Dio e noi non è superficiale, occasionale, ma profonda ed eterna. Per sempre saremo figli di questo Padre che ci ha eletti e rivestiti di dignità e santità. Ha donato sé stesso a noi. Ci ha riempiti di sé. Ha scelto la nostra vita come luogo di residenza, si è donato sostanzialmente, ontologicamente, ha travasato il suo “Essere” nel nostro “essere”. E, da quel momento, la nostra vita è cambiata per sempre.

Il dono di santità, di immacolatezza, ricevuti nel battesimo, sono significati ed esplicati nel rito della consegna della veste bianca che viene consegnata al neo battezzato: ”….Sei diventato nuova creatura, e ti sei rivestito di Cristo. Questa veste bianca sia segno della tua nuova dignità: aiutato dalle parole e dall’esempio dei tuoi cari, portala senza macchia per la vita eterna” (Rito del Battesimo).

Questo dono di paternità Dio lo compie in ogni uomo e donna che ricevono l’acqua battesimale, senza distinzioni, preferenze, agevolazioni e compensi. Lui ci rende figli senza merito. Perché l’amore non si deve mai meritare ma solo accogliere. Dunque si diventa figli per dono, ma si deve vivere da figli per impegno e dedizione. Per vocazione. “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia” (Giovanni 1,16). Tutti abbiamo attinto dall’amore sorgivo di Dio, senza estinguerne la portata. “La sorgente, infatti, dà sempre molto di più di quanto basti all’assetato” (San Bernardo). Da lui abbiamo ricevuto tutto ciò che, innanzitutto, siamo e, poi, abbiamo. Nessun respiro, segmento, nessuna frazione della nostra vita è estranea all’amore di Dio. Ci accompagna ovunque e comunque perché depositata dentro di noi. Dio si fida di ciascuno dei suoi figli. Ci ama non perché meritevoli o comunque capaci di corrispondenza. Dio ci ama a prescindere. Il suo amore non può essere guadagnato perché è gratuito, totale e apicale.

Ma se Dio ama i suoi figli, i figli debbono amarsi tra di loro. Ecco la vocazione battesimale alla quale siamo chiamati per rendere ragione della figliolanza divina ricevuta nel battesimo. Facciamo parte della stessa famiglia: la chiesa, di cui siamo diventati ”pietre vive”, scelte e preziose. Papa Leone Magno colmo di ammirazione esclama: “Riconosci, o cristiano, la tua dignità!”. Ireneo da Lione invece esortava: “cristiano diventa ciò che sei”. Siamo figli di Dio amati e chiamati per nome e allora onoriamo questo dono vivendo da figli e di conseguenza da fratelli nella famiglia ecclesiale.

don Benito Giorgetta