Storia

Oggi 25 marzo 2004, solennità dell’Annunciazione del Signore, finalmente dopo quattro anni, siamo pronti a riaprire la “nostra Casa” e soprattutto perché, con un solenne atto di consacrazione, viene Dedicata alla Santissima Trinità, in onore diSanta Maria La Nova. Non è la chiesa edificio che fa la comunità, ma è la comunità dei credenti che fa e costruisce la propria chiesa. La comunità di Palata ne è un esempio: da cinque secoli, dal suo nascere e nel suo crescere, è frutto del cuore generoso e della partecipazione convinta di fedeli attivi, che hanno prestato mani e forze in spirito di solidarietà, fraternità e comunità. La scelta della solennità dell’Annunciazione contiene un grande significato, perché la Santa Chiesa è iniziata con l’Annunciazione: il Verbo di Dio è entrato nella carne, si è fatto Uomo e ognuno di noi è il Tempio di Dio, da costruire ogni giorno, da far funzionare dentro di noi, dove si muove la Grazia della Santissima Trinità. Quanto tempo, ma soprattutto quanti lavori sono stati necessari perché “la nostra Casa”, potesse vivere nel tempo e continuare ad essere il “punto di riferimento” stabile di ciascuno di noi. Lavori necessari, perché la struttura muraria denotava tutti i segni del tempo, a partire dal pavimento fino alla copertura, attraversando le pareti e le volte. L’adeguamento dello spazio alle nuove norme liturgiche, unitamente alla necessità di rendere vivibile e confortevole l’ambiente, ha fatto da filo conduttore dei lavori.

Unitamente ai lavori di carattere “tecnico”, sono stati eseguiti interventi artistici, quali:

Restauro del quadro di Iacobitti, raffigurante la Madonna con Bambino;

Realizzazione dell’Altare, Ambone, Sede Presidenziale con due scanni, Base porta Croce,

Lapide esterna e Lapide interna ricordo (tutto realizzato in pietra Moca Cream);

Ricollocazione del Fonte Battesimale e del Cero Pasquale, rinvenuti durante le fasi di demolizioni e di scavi, con mobiletto in legno e alimentazione idrica;

Restauro del tabernacolo antico altare centrale e nuova Teca del Verbo;

Restauro dei lampadari in ferro battuto e nuove Croci per la Dedicazione;

Restauro della Via Crucis e delle statue di S. Giuseppe, S. Michele e S. Nicola.

Inoltre la Chiesa è stata dotata di:

Venti nuovi banchi per la navata centrale; un nuovo Confessionale; due mobiletti per offertorio e due mobili per le statue dei Santi, bacheca, dieci paletti con cordone; nuove casule e molti altri oggetti sacri per la Liturgia.

E’ stato possibile affrontare tanta colossale impresa, grazie alla sensibilità ed al contributo elargito dall’attuale e decorsa legislatura della Regione Molise, a cui va gratitudine e auspicio di bene e grazie al popolo che dimora in Palata, ma pure ai molti figli, sparsi nelle varie parti d’Italia e nel mondo, cui va il mio ringraziamento per ogni offerta, che, generosamente viene elargita, in questo storico evento, per la nostra Chiesa Parrocchiale rinnovata. Il vostro gesto caritatevole, sarà di esempio per i vostri figli, a cui consegniamo la fiaccola della Fede, per tenerla sempre accesa per il futuro della nostra comunità. Avremo costruito così noi, davvero noi, unitamente alla pubblica istituzione, la nostra Chiesa, che affonda le sue radici nelle fondamenta di Palata, conservando la memoria dei nostri antenati. Benedico voi e le vostre famiglie. La Madonna, onorata con il titolo di S. Maria La Nova, vi colmi di serenità e di pace per quanto avete fatto e farete per Gesù e la sua Chiesa.

Don Elio Benedetto

 

La Chiesa nella Storia

La Chiesa di Santa Maria La Nova, fu costruita nel 1531, data rilevata da una scritta incisa su una pietra dell’arco maggiore della porta; sulla pietra era scritto:

CAROLUS QUINTUS REX HISPANIAE ROMANORUM AUGUSTUS CLEMENS… UTILIS DOMINUS CASTRI PALATAE FIERI FECIT.

1531 data confermata in un’altra scritta posta sull’antico architrave del portale:

HOC PRIMUM DALMATIAE GENTES INCOLUERE CASTRUM AC A FUNDAMENTIS TEMPLUM EREXERE ANNO MDCXXXI.

La Chiesa è di stile basilicale, a tre navate, con otto arcate di cui le prime due sono murate. Vi si accede da un ampio portale, anticamente aveva anche un’entrata laterale ed una posteriore (un porticato permetteva l’accesso in sagrestia e quindi in Chiesa).
L’accesso posteriore, per motivi igienici, fu chiuso nel 1905 dall’Arciprete Don Nicola Palombo e divenne un locale sottano di pertinenza alla Chiesa.

Nella Chiesa ci sono cinque altari dedicati:

all’Addolorata;

a San Giuseppe

situati lungo la navata destra;

a San Nicola da Bari;

al Sacro Cuore;

a Sant’Antonio da Padova situati lungo la navata sinistra.

L’altare più pregiato è quello maggiore che è lavorato con una finezza e precisione straordinaria in stucco, riproducente i marmi più preziosi. E’ un’opera di antichi maestri locali. L’esecutore è il Mastro Gregorio da Palata nell’A.D. 2 aprile 1725.
Altro elemento pregevole è il coro di legno noce scolpito, posto dietro l’altare maggiore.
Il coro ha undici stalli, quello centrale porta scolpito uno stemma vescovile con 3 pere (localmente chiamate pere moscarelle); fu fatto costruire da Mons. Giannandrea Moscarelli.
Nel 1922 l’attivissimo Arciprete Don Paolo Emilio Vetta fece costruire il pronao, il pavimento ed il soffitto, e nel 1928 fece decorare tutta la Chiesa.

 

Alcuni Materiali

 

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