Sono stati circa 300 i partecipanti, in rappresentanza di 82 tra Movimenti e Associazioni nazionali e internazionali di famiglie, provenienti da 26 paesi dei cinque continenti, convocati dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, che hanno portato un contributo alla riflessione in vista del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia in ottobre.

Nell’introdurre i lavori mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha affermato: “Lo scopo di questo nostro trovarci insieme è quello di estrarre, dal tesoro della fede e dell’esperienza vissuta nella Chiesa, quanto serve per il bene, per lenire e sanare le ferite delle famiglie…

Direi che i movimenti sono chiamati a vivere questo momento come in una doppia responsabilità, quella al proprio interno e quella verso l’esterno. E’ il senso del titolo del Sinodo del prossimo ottobre: vocazione e missione della Famiglia nella Chiesa e nel mondo”. Presentando la prima parte di Lineamenta del Sinodo, il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, ha insistito sul modo in cui la società esterna influenza lo sviluppo e la libertà delle famiglie, sull’evoluzione della sfera affettiva delle persone, e come l’azione concreta della Chiesa riesce a intercettare questi nuovi scenari dell’interno e dell’intorno familiare, non solo tra i fedeli, ma anche per tutte le persone:

“Oggi molte famiglie sembrano avere ancora una forte capacità ed esigenza di aggregazione, ma la stanno costruendo con forme non tradizionali, non formalizzate, andando così a costituire ‘reti interfamiliari’ che preferiscono restare più vicine ai codici relazionali della famiglia che a costruirsi come ‘strutture organizzate della società’. La qualità relazionale, quindi, sembra contare di più del ruolo sociale e persino della possibilità di ricevere sostegno, riconoscimento e interazione con il sistema pubblico”.

Il prof. Belletti ha affermato che occorre raccontare la situazione della famiglia ‘in positivo’: “In fondo sta proprio nel ‘Regno di Dio’ il senso e la compiutezza degli altri compiti della famiglia: generare vita, relazioni, azione sociale, relazioni tra famiglie, tutti compiti, peraltro, che rendono la famiglia ‘naturale’ quel luogo che fa più umana la vita”.

Quindi, come si è detto all’Incontro delle famiglie svoltosi a Milano nel 2012 la famiglia è un patrimonio di bene comune: “Ma il valore aggiunto delle famiglie associate non si limita al pur indispensabile lavoro di rappresentanza davanti alla politica. Le famiglie possono mettersi insieme ad altre famiglie non solo per essere più forti, ma anche per vivere meglio la propria esperienza di famiglia. Lo slogan potrebbe essere:

‘Famiglie insieme: per fare meglio la propria famiglia, per fare più famiglia nella società’, perché le famiglie associate diventano una grande risorsa della società. Possono diventare così soggetti sociali collettivi, che cominciano ad avere voce, che si mettono insieme per ‘produrre più famiglia’ e per aiutarsi vicendevolmente (servizi, relazioni, esperienze di condivisione e di auto mutuo aiuto, gruppi di acquisto solidale), ma anche per contare di più, per organizzarsi, per fare lobbying, pressione, protesta”.

Invece sull’esigenza di ‘approfondire la vocazione e la missione della famiglia tenendo presenti le situazioni di quei fedeli che, pur vivendo situazioni matrimoniali irregolari, desiderano partecipare sempre più pienamente alla vita della Chiesa e sono disposti ad impegnarsi seriamente in un percorso progressivo’ si è soffermato il segretario generale del Sinodo dei vescovi, il card. Lorenzo Baldisseri:

“E’ necessario che nessuno si sottragga al compito di cercare e indicare possibili soluzioni alle tematiche sensibili affrontate dai Padri sinodali. All’interno della pastorale familiare oggi la Chiesa chiede che ci facciamo carico dell’annuncio della bellezza e del fascino attrattivo del matrimonio cristiano e che approfondiamo ciò che i Padri hanno presentato come frutto dell’Assemblea Straordinaria, dando il nostro contributo anche nella ricerca di scelte pastorali coraggiose, in particolare nella cura delle famiglie ferite”.

Infine le testimonianze di una Chiesa ‘esperta in umanità’, ricca di una ‘esperienza umana e spirituale sulla vita coniugale che nessun’altra istituzione offre’, come hanno detto Olivier e Xristilla Roussy di ‘Amour et Verité’, presentando la seconda parte dei Lineamenta del Sinodo: “In un mondo sempre più fortemente individualista e in rapida de-cristianizzazione, la nostra prima domanda deve essere come associarsi per sostenersi nella vita cristiana e donarsi efficacemente, perché da soli non si può resistere. Bisogna essere uniti per restare liberi nella verità davanti alle diverse pressioni.

E’ possibile e necessaria per tutti i cristiani una comunione di amore, di servizio, di preghiera, di dono dello stare insieme. Noi siamo sempre più chiamati ad amare le persone e a condurle a Cristo, più che a giudicare le loro azioni, ed essere testimoni della misericordia considerando le realtà con le quali si sono confrontati”.

Sulla terza parte dei Lineamenta, quella dedicata alle prospettive pastorali, e in modo particolare su preparazione al matrimonio, famiglie ferite, divorziati risposati e orientamenti omosessuali sono intervenuti Víctor e Stella Dominguez, di ‘Proyecto Esperanza (Paraguay)’: annunciare il Vangelo della famiglia oggi richiede lo sviluppo di un accompagnamento pastorale alle famiglie ‘corpo a corpo’: è di grande importanza in queste pastorali la presenza di coniugi esperti che in parrocchia “possano offrire la loro disponibilità ad aiutare i più giovani, con l’eventuale supporto di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità”.

Quanto ai divorziati risposati, “crediamo che l’amore pastorale della Chiesa per loro debba farsi sentire, essere visibile, non solo negli annunci e nei discorsi, ma nella pratica. Non basta che sappiano che la Chiesa li ama. Devono sentirlo”.