Per un cristiano, cos’è tanto importante nell’anno nuovo?

Qual è il capodanno che ricordate più chiaramente? Scommetto che per molti sarà stato quello tra il 1999 e il 2000. Quello che personalmente ricordo di più è il capodanno del 1969. Avevo sette anni. Gli adulti intorno a me dicevano che sarebbe stato specialissimo perché con l’arrivo del 1970 stava iniziando un nuovo decennio. Lo facevano sembrare molto importante, ma non capivo perché. “Cosa c’è di tanto importante nel cambiamento di un numero?”, mi chiedevo. Ma sapevo che era il primo cambio di decennio a cui avessi assistito. Da allora ho visto passare anni, decenni, un secolo e perfino un millennio. Nei successivi 45 anni siamo stati testimoni di cambiamenti sociali, politici, tecnologici e religiosi che nessuno poteva immaginare nel 1970.

Perché dovremmo curarci di prendere nota del passare degli anni? Perché dovrebbe importarci di prendere nota del fluire di cicli e stagioni? Il passare del tempo non è in fondo una cosa terribile? Il passaggio di ogni momento porta noi un istante più vicini alla morte e il cosmo un momento più vicino all’entropia. Se la morte è la fine e il cosmo si sta riducendo al nulla, perché prenderne nota? Perché, se non per un fascino macabro, si dovrebbe prendere nota dell’erosione dell’esistenza persona e di quella cosmica? Se il presente umano è, come ha detto il filosofo Ernest Nagel, “un episodio tra due oblii”, allora segnare il tempo è una perdita di tempo che non può essere recuperata e si può giustificare a malapena.

Un cristiano vede il tempo in modo diverso. Noi, ogni persona e tutta la creazione, veniamo da Dio. Un essere umano è dotato di un’anima immortale e si muove attraverso il tempo e nell’eternità – un’eternità, si spera, che goda della presenza di Dio. Siamo liberi di perseguire o di respingere Dio, che è sia il nostro Creatore che il nostro Destino. Il tempo, allora, è una risorsa affidata alle nostre cure. Sta a noi spenderlo in modo saggio o sprecarlo. Il tempo fluisce nell’eternità, e noi dietro. Giudichiamo giustamente la qualità del nostro tempo in base a quanto è utile a facilitare il nostro ingresso in un’eternità di Paradiso o Inferno. Da questa prospettiva, il cristiano vede il tempo come qualcosa di lineare – un filo che va dal passato al presente al futuro, e arriva all’eternità.

Un cristiano segna anche il tempo come ciclico. Sole e luna, notte e giorno, le stagioni sia naturali che sacre sono tutte parte della vita cristiana. I cristiani dovrebbero accogliere con favore il cambiamento delle stagioni perché abbiamo bisogno che ci venga ricordato in continuazione l’ordine di crescita e declino che si ritrova in natura. E abbiamo bisogno di tornare in continuazione ai misteri della fede inseriti nei nostri ricordi e di rivivere l’opera salvatrice di Cristo sulla terra. Speriamo che nel corso del tempo possiamo raggiungere una ricettività più matura dei cicli dei misteri e delle stagioni cristiani.

Muovendoci attraverso gli anni, nei cicli di ripetizioni e rinnovamenti, possiamo scoprire importanti lezioni su di noi e su Dio. Ciò che ho osservato fin dal mio primo capodanno con cambiamento di decennio nel 1970 è confermato dallo studio della storia: la natura umana non cambia. Oh, dal 1970 siamo diventati molto più sofisticati nella nostra capacità di distruggere la carne umana (ad esempio con armi di distruzione di massa e atti di terrore) e di schiacciare lo spirito umano (ad esempio con la pornografia su Internet), ma il nostro desiderio di essere riscattati dai nostri vizi e la nostra riluttanza a coltivare le nostre virtù sono rimasti costanti nel corso della storia umana. (“La storia non si ripete, ma fa rima” è una frase erroneamente attribuita a Mark Twain ma sulla quale vale la pena di riflettere).

Siamo stati creati a immagine divina, e quindi siamo fatti per la verità e la bontà. Ad ogni modo, combattiamo contro il dono e la dignità della nostra natura abbracciando menzogne e avidità. La nostra condizione umana potrebbe quasi portare qualcuno a disperare. Quasi. Perché la ripetizione delle stagioni naturali e dei cicli liturgici ci ricorda che l’uomo non cambia, ma non cambia neanche Dio.

Il nostro Creatore rivela il suo carattere – la sua saggezza, bellezza e bontà – nell’ordine della creazione. E Dio rivela il suo amore ostinato per noi nell’opera salvatrice di suo Figlio e nell’opera di santificazione della sua Chiesa.

Mentre un anno se ne va a uno nuovo arriva, possiamo giustamente rallegrarci, perché non siamo alla deriva su uno scorrere del tempo a spirale verso il basso. Il tempo ci viene dato come dono e come responsabilità. Come un artista può lavorare con olio o argilla, per noi umani il tempo è il nostro mezzo creativo. Possiamo lavorare nei ritmi e nei cicli del tempo e nell’unicità dei nostri tempi per prepararci (con la grazia di Dio) al godimento eterno nella gioia e nella gloria di Dio.

Festeggiamo quindi la fine di un anno e l’inizio di un altro. Facciamo propositi per l’anno nuovo in modo sobrio e umile. Facciamo tutto questo con gratitudine e con un chiaro senso di missione, perché siamo fatti per l’eternità.

Padre Robert McTeigue, S.J. è membro della provincia del Maryland della Compagnia di Gesù. Docente di Filosofia e Teologia, ha una lunga esperienza in direzione spirituale, ministero di ritiri e formazione religiosa. Insegna Filosofia presso la Ave Maria University ad Ave Maria, Florida, ed è noto per le sue lezioni di Retorica ed Etica Medica.