XXIV Domenica Tempo Ordinario Gesù Cristo Re dell’universo -B

Il re che ci ammira e ci incita dalla cattedra della croce

(Daniele 7,13-14; Apocalisse 1,5-8; Giovanni 18,33-37) 

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re deiGiudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giu­deo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»”.

“Il mio regno non è di questo mondo…”. Con questa risposta data da Gesù a Pilato che lo interrogava si spegne ogni visione distorta del concetto di regno che Gesù è venuto ad annunciare. Il suo non è un regno fatto di governanti e sudditi, di ricchi e poveri, di possidenti e nullatenenti, di imperatori e servi. Il suo è un regno dove non ci sono gradini, piramidi. Tutti uguali, in dignità, tutti differenti ma uniti nelle diversità. Tutti fratelli. Occorre purificarci dall’idea che il regno di cui parla Gesù sia un regno dai connotati politici a cui siamo abituati.

Il regno di Dio è: giustizia, amore, pace, solidarietà, accoglienza, inclusione, valorizzazione dei singoli, rispetto delle differenze. Complementarietà e non supremazia. Servizio e nonservilismo. Il primo è colui che si fa servo di tutti. Gesù nel suo regno ha una posizione verticistica, non nel senso del dominio ma del servizio. La croce è il vertice massimo dell’amore donato, immolato. Nessuno, mai, è salito così in alto! La regalità di Dio è l’onnipotenza dell’amore fattosi servo, schiavo, vittima. Si! Dio vittima per il nostro riscatto, per la nostra libertà. Libertà che lui ci dona e che ci permette, qualora, malauguratamente, lo vorremmo, di poterci allontanare anche da lui. Da lui che ci ha liberati col dono della sua vita immolata. Questo è vero amore, vero servizio, vera libertà. Dio ci ama per saziarci del suo amore non per asservirci al suo potere. Ci ama per liberarci e non tenerci legati a sé con i lacci invisibili di una gratitudine da dovergli prestare. Ci ama anche se, dopo averci liberati, ce ne andiamo per conto nostro. Ci ama a fondo perduto.

Il regno di Dio è questo e non altro. Chiunque ne fa parte dovrebbe assumere la stessa “costituzione”. È il vangelo, la bussola e il punto di riferimento per coloro che vi aderiscono per scelta libera. Gesù stesso nei suoi insegnamenti ha paragonato il regno di Dio al lievito, al seme, alla perla preziosa, alle dieci vergini, al tesoro nascosto nel campo, all’uomo che semina. Lui, nella preghiera del padre nostro, ci ha insegnato ad invocarlo: “venga il tuo regno…”. Ma questo è un regno per il quale occorre schierarsi, lavorare, darsi da fare. Occorre costruirlo tutti assieme. L’architetto progettista è Dio stesso e noi tutti operai che si danno da fare, non per trovare certezze, sicurezze ma per mettersi a disposizione gli uni degli altri. È l’amore la password per aderire al regno di Dio. Proprio come ci ha insegnato lui stesso ed oggi ce lo ripete issato sul legno della croce dove grida il suo amore per ogni uomo e per tutti gli uomini di ogni tempo: di ieri, di oggi, di sempre.

Quanti crocifissi per la mancanza di patria, di casa, di cultura, di beni, di libertà, di relazioni, di salute, di considerazione troviamo oggi per le nostre strade? Se apparteniamo al regno di Dio o aspiriamo a prendervi parte, occorre mettere le nostre spalle sotto le croci di questi fratelli e come il cireneo o il buon samaritano dobbiamo fare nostro il peso, il dolore, la necessità degli altri. Allora si dischiuderà dinanzi a noi il regno di Dio. Allora brillerà il sole dell’amore e scopriremo che il regno di Dio è in mezzo a noi, nel fratello, in me, in tutti coloro che ascoltando la parola cercano di metterla in pratica. Il maestro ci guarda sempre dalla cattedra della croce. Lì è la sorgente zampillante e inesauribile di ogni amore. Dio ci ama sul serio. Ecco il suo regno: il suo amore infinito per me!

Don Benito Giorgetta