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Una briciola di eternità nel cuore dei figli di Dio

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Una briciola di eternità nel cuore dei figli di Dio

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Battesimo del Signore

Una briciola di eternità nel cuore dei figli di Dio

 (Isaia 42, 1-4. 6-7; Atti 10, 34-38; Matteo 3, 13-17)

Ascoltiamo il Vangelo:

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“In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Il battesimo, per un cristiano, segna e significa l’immersione nell’amore trinitario di Dio. Battezzare significa immergere. L’immettersi in Dio cambia la natura di chi riceve questo segno e lo rende figlio di Dio. Questa figliolanza, condivisa con tutti coloro che vivono la stessa condizione, determina la conseguente fraternità che unisce tutti i battezzati. Gli effetti benefici del battesimo generano anche l’assimilazione al popolo di Dio, la sua famiglia: la chiesa. Ma il dono più grande è l’essere diventati la tenda in cui Dio si compiace di abitare. Tanti doni, tante responsabilità.

Essere figli di Dio, per tutti coloro che lo sono, è stato un dono puramente gratuito ed inatteso. Per la maggior parte neppure chiesto perché accaduto da neonati. Però, vivere da figli di Dio, dipende dalle scelte di ognuno. Con una tale ricchezza nel cuore dovrebbe essere relativamente facile, invece risulta molto difficile. Il tutto ci porta ad una scelta quotidiana, ad una fedeltà da ripetere nel tempo. Una missione da vivere per tutto il resto della vita. Dio non lo si sceglie ed accoglie una volta per sempre, ma di giorno in giorno. Come la conoscenza tra un figlio e i suoi genitori accresce con la continuità della relazione così è anche per i battezzati in relazione a Dio.

Oggi, spesso, ci si pone la domanda come fare per battezzare i convertiti, quanto cammino di catecumenato debbano fare, quali tappe debbano adempiere, ed è giusto ed opportuno affrontare pastoralmente queste tematiche. Però è anche vero, come affermava il cardinale Tettamanzi, che oggi il vero problema è convertire i battezzati.

Non basta una vita intera a scoprire la ricchezza di una condizione che muta la propria esistenza. La santità consiste proprio in questo: conservare per la vita eterna il candore della veste bianca ricevuta, come segno di una nuova condizione, il giorno del battesimo. Infatti, a partire da quel giorno, da noi spesso dimenticato e, forse, anche non conosciuto, in ciascuno di coloro che sono stati battezzati è stato depositata una scintilla di eternità. Come un DNA divino, stampato indelebilmente, incastonato nella natura umana, di ogni battezzato.

Il battesimo attira lo sguardo di Dio che si deposita permanentemente sulla vita e l’esistenza di chi lo riceve. Da quel momento si è sotto la protezione di Dio che si prenderà cura per tutto il resto della vita fino a quando non approderemo in lui e resteremo per sempre con lui. Il battesimo nell’ambito della chiesa ci chiama a corresponsabilità e a dignità partecipative nell’ambito della chiesa. Il Concilio vaticano II lo ha più volte e con insistenza messo in evidenza. Molto cammino, purtroppo, c’è ancora da compiere in tal senso. Occorre prendere consapevolezza d’essere ciò che siamo. Papa Paolo VI direbbe: “Cristiano diventa ciò che sei”. Svelare alla nostra vita ciò che in essa è stato scritto con la dignità battesimale. Viverne i contenuti non basta una esistenza intera. Intanto, in coro, con tutti i battezzati, lodiamo e ringraziamo la comune paternità di che ci ha resi suoi figli.

don Benito Giorgetta

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