Santissima TRINITA’

Tutti “immersi”, battezzati, nello stesso Dio trinitario

 (Deuteronomio 4,32-34.39-40; Romani 8,14-17; Matteo 28,16-20)

Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»”.

Gesù, nel congedarsi dai suoi amici che ha convocato presso il monte degli olivi, trasmette loro gli stessi sui poteri ed affida la medesima missione. “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…”. Missione dei discepoli del Signore è quella di donare a tutti la salvezza che, lui, ci ha procurato con la sua morte e risurrezione. Indica anche la strada e la modalità: “battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Battezzare significa “immergere”. Occorre immergere in Dio tutti coloro che, accogliendolo, lo accettano e innestano la propria vita nella sua linfa vitale. Compito di un battezzato, di ogni battezzato, è quello di contagiare gli altri col virus della gioia, della speranza, della consolazione e sperare che scoppi una pandemia che possiede l’effetto benefico di diventare salvifica.

Ma tutti siamo deboli, fragili, non ci sentiamo all’altezza del compito, reputiamo che siamo insignificanti, che sono capaci solo gli altri. È necessario, allora, comprendere che da soli possiamo poco e male. Occorre capire che ogni gesto, anche quello testimoniale proprio a ciascuno di noi, può essere efficace solo se non è pura e inutile ostentazione della propria fede, ma testimonianza umile e collaborativa con la grazia di Dio che è in ciascuno. Gesù ha promesso che non avrebbe lasciato orfani i suoi amici e lo stesso promette a noi: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. L’uomo non è chiamato a fare un cammino solitario avvolto dai suoi dubbi, tormentato dalle proprie incertezze ma deve avvertire quasi sensibilmente la compagnia di Dio. Non c’è passo che compiamo che sia estraneo alla paternità di Dio, non c’è progetto che sogniamo che sia a lui estraneo, non c’è sofferenza che lascia indifferente colui che ci ha creati e redenti. A Dio sta a cuore la vita e la storia di ciascuno dei suoi figli. Sant’Agostino direbbe: “l’orecchio di Dio è sul cuore dell’uomo” pronto a percepire ogni gemito, ogni lamento, ogni sospiro. La nostra forza prende da qui la sua energia, la nostra determinazione riceve dalla certezza che Dio è con noi, la spinta per andare avanti, comunque.

Ma Dio, in cui siamo stati immersi attraverso il battesimo, è trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo, non tanto si deve comprendere col ragionamento filosofico o teologico che siano, ma evidenziarlo sulla nostra pelle, nella nostra storia personale, riconoscerlo vero rivelandolo nel nostro esistere cristiano. Occorre raccontare come abbiamo incontrato, sperimentato e vissuto l’amore di Dio Padre, come la grazia di Gesù Cristo ha operato nella nostra condizione personale, e, soprattutto, come ci è dato di vivere la comunione dello Spirito Santo. Per fare questo occorre riconoscere gli altri come fratelli, come dono per la nostra vita. Occorre che ci prendiamo cura dei più deboli, fragili, bisognosi. È necessario mettere in circolo, attraverso la vita battesimale di ciascuno, quella comunitaria. Come io sono stato “immerso” in Dio così pure tutti coloro che con me condividono la stessa condizione. Abbiamo lo stesso Padre, viviamo nella stessa grazia di Cristo, condividiamo la stessa comunione nello Spirito Santo: ecco la santissima Trinità.

Benito Giorgetta