Ascoltiamo il Vangelo:

“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»”.

L’ascensione di Gesù al cielo ha segnato due partenze: quella di Cristo per il ritorno in cielo e quella dei discepoli inviati a portare la bella notizia della salvezza in tutto il mondo. Gesù ha terminato la sua presenza fisica nella storia, ma non ha concluso la sua missione. Passa il testimone agli apostoli, che lui stesso si era scelto, ma non li lascia soli o sguarniti. Ha trasmesso su di essi i suoi stessi poteri ed ha inviato lo Spirito promesso.

Mentre erano, tutti insieme, riuniti in preghiera, dal cielo è sceso si di essi lo Spirito di Dio, sotto forma corporea di fuoco, che si deposita su ciascuno di essi accompagnato da un forte vento. E da allora nasce una nuova vita, si sprigiona una forza e una determinazione mai conosciute, il loro cuore è pieno e traboccante di Dio al punto che avvertono di annunziarlo, testimoniarlo. Non sono più dominati e schiavizzati dalla paura, non più barricati e ingessati in se stessi, vinti e sconfitti dal loro timore. Ora affrontano, parlano, si espongono, sfidano, donano, testimoniano.

La forza dello Spirito come scintilla di ogni fuoco che riscalda, fa compagnia, allontana i pericoli. Oggi è il tempo dello Spirito di Dio che aleggia sul mondo. Ogni battezzato ha ricevuto questo spirito che non è “di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2 Timoteo 1-8). Occorre allora liberarlo, non incatenarlo, adombrarlo, congelarlo in noi stessi. Questo Spirito di Dio depositato nei nostri cuori è la benzina, il carburante che alimenta tutta l’esistenza trasformandola.

“Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto”. (Sequenza. Invocazione allo Spirito Santo). Con Dio non ci si annoia mai, con lui si va da un inizio ad un nuovo inizio, quasi fosse un moto perpetuo di novità, di stupore, di albe nuove che dischiudono orizzonti che attraggano. Navigare nel mare dell’amore di Dio, questo significa ricevere lo Spirito, gustarne la presenza e viverne il dinamismo. La vita dell’uomo come vele che si lasciano spingere dalla forza del vento che fa avanzare, che fa attraversare anche mari burrascosi, ma con la bussola della navigazione si raggiunge sempre il porto della sicurezza. Come chi è in viaggio non può trovare una meta e fissare un traguardo se non ha i punti cardinali di riferimento, così ogni uomo che perde la bussola della vita, i riferimenti sicuri e fermi, ruota su se stesso, non avanza, non conosce esplorazioni da effettuare e viaggi da intraprendere.

Allora dobbiamo trasformarci in invocatori di Spirito e in esploratori di quella forza che Dio ha depositato in ciascuno. Non siamo soli, ma abitati da Dio, sua tenda e depositari della sua forza e del suo vigore. La forza, il vigore e la novità perpetua dello Spirito che ci è stato donato.