II Domenica di Avvento – B

Cristiani praticanti ma, soprattutto, credenti e credibili

(Isaia 40,1-5.9-11; 2 Pietro 3,8-14; Marco 1,1-8)

Ascoltiamo il Vangelo:

“Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo»”.

Vi è nel linguaggio sportivo, in modo particolare nella corsa sulle lunghe percorrenze, la figura delle “lepre”, colui che corre, fin dall’inizio gara, tirando la corsa e sostenendo un ritmo molto alto per sperare in nuovi record, ma lo fa per chi è più forte di lui. Nel ciclismo invece esiste la figura del “gregario”. E’ colui che si pone a disposizione del capitano della squadra per favorirne la vittoria, per soccorrerlo in caso di necessità. Nel calcio il “numero 10” è, di solito, il regista della squadra. Abilitato a distribuire palloni a creare gioco in favore degli attaccanti perché facciano goal.  Nel basket c’è una figura analoga ed è il “playmaker”: è il giocatore che costituisce il punto di riferimento del gioco di tutta la squadra, e al quale è affidato il compito di scegliere gli schemi offensivi e difensivi più adatti alla conduzione della partita.

Tutte queste figure sono in funzione della squadra. Il loro compito è aiutare, preparare, proporre, stimolare, far nascere il gioco, favorire la vittoria. Il vangelo odierno, in qualche modo ci invita ad essere come queste figure sportive: stare innanzi, prestare attenzione, preparare la via, essere messaggeri, gridare, sollecitare, indurre gli altri all’ascolto. La figura di Giovanni il battista ne è la rappresentazione e l’interpretazione più autentica.

Egli predica, è seguito da moltissimi che lo avvicinano, lo apprezzano, ne sono ammirati, ma lui li mette in guardia e ricorda il suo ruolo. Non è lui il profeta, non è lui il messia atteso.” Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Ecco, è come se dicesse, mutuando il linguaggio sportivo evocato prima:” non sono il campione, non sono io colui che deve fare goal, non sono io il protagonista, ma indico la strada, preparo la sua venuta”. Questo ruolo di subalternità, dichiarato, quasi rivendicato, non esclude, non mortifica la sua grandezza, il suo ruolo necessario e peculiare. Fa parte del “gioco”, è indispensabile nell’economia del traguardo, nella strategia della vittoria finale e, se questa sarà raggiunta il merito è di tutti a cominciare da chi ha interpretato questo ruolo di subalternità collaborativa.

Ecco il compito del cristiano di oggi: essere annunciatori, servi, testimoni, preparatori, amplificatori. Siamo coloro che indicano la direzione da intraprendere, la verità da accogliere, il messaggio da incarnare. Ma, non siamo noi questa verità proclamata, non siamo noi la direzione che gli altri debbono intraprendere, non siamo noi la meta da essere raggiunta. Il segnale stradale indica la direzione ma non è la destinazione finale. Ognuno annuncia con le sue doti e le sue caratteristiche specifiche e le modalità che gli sono proprie ma tutti dobbiamo convergere sullo stesso punto: Colui che indichiamo è più grande di noi. E’ il vero sole noi ne siamo un raggio. Dobbiamo essere cristiani praticanti, annuncianti, ma, soprattutto, credenti e credibili, cioè testimoniali.

Don Benito Giorgetta