
Una lettera a sé stessi, per raccontarsi e mettere per iscritto le emozioni del giorno in cui si è diventati genitori. Madri e padri di bambini “speciali”, nati in Paesi stranieri. È il senso della bella iniziativa del Ciai, ente tra i più antichi in Italia impegnati sul fronte dell’adozione internazionale, che ha chiesto alle famiglie di scrivere, per l’appunto, una lettera a sé stessi. Il risultato è un sito in cui si possono leggere le storie ordinarie e straordinarie insieme di chi ha fatto dell’accoglienza una scelta di vita. LEGGI LE STORIE.
Un “esperimento”, lo chiama Donatella Ceralli, responsabile comunicazione del Ciai, per far rivivere, decenni, anni o solo mesi dopo, l’emozione provata nell’istante in cui il Tribunale ha firmato il decreto di idoneità, oppure quando si è guardato negli occhi il piccolo che sarebbe diventato tuo figlio per sempre. Oltre al sito con i racconti, la campagna presenta un video (GUARDA) con cinque madri e padri adottivi che leggono la propria “lettera” davanti alla telecamera diEdo Lugari, immaginando di poterla recapitare indietro nel tempo in cui la loro richiesta di adozione è stata accolta.
“Abbiamo imparato tanto in questi 46 anni di lavoro a fianco dei bambini e delle famiglie”, spiega Paola Crestani, presidente del Ciai. “E vogliamo mettere tutta la nostra esperienza a disposizione delle famiglie che hanno intenzione di affrontare o che stanno affrontando la meravigliosa e impegnativa avventura dell’adozione, perché possano sempre sentirsi sostenute da chi, come loro, c’è passato e ce l’ha fatta”.
Ecco la lettera di Teresa a se stessa.