Il giorno 13 giugno, la comunità di Palata ha vissuto una giornata intensa e piena di spiritualità in occasione della festa di S. Antonio di Padova; la quale, a sua volta, è stata preceduta dalla “tredicina” di preghiera in onore del Santo.

Lunghi sono stati i preparativi all’evento; infatti, grazie al lavoro delicato e certosino svolto dal parroco don Elio Benedetto, coadiuvato dagli esuberanti giovani della parrocchia (con i quali si è creata anche una splendida e profonda sinergia), si è riuscito a riportare in auge – dopo circa cinquant’anni – una delle più belle tradizioni paesane: consacrare a Sant’Antonio i bambini del paese, a loro volta vestiti con il tradizionale saio francescano che, per tali occasioni, prende anche il nome di “monaciello” o “monachello”. Quest’anno, sono stati ben dodici i fanciulli che hanno ricevuto la benedizione delle vesti; insomma, numeri apprezzabili considerando il fatto che tali tradizioni si sono sempre più diradate nel tempo fino a scomparire del tutto dall’immaginario cittadino.

Questo clima particolare, poi, segnato da una spiritualità rinvigorita – come si diceva anche in precedenza – parte da lontano. Una scintilla scoccata diversi mesi fa; un vero e proprio capannello di giovani, infatti, ha manifestato al parroco don Elio il desiderio di dare nuovo lustro a tale usanza, dimostrando un non comune attaccamento e una fine sensibilità alle radici del proprio paese. Il sacerdote, a ragion del vero, non ha lasciato che tale intento si spegnesse nel tempo e, con acume e sottile lungimiranza, in sintonia con il Comitato Feste, ha dato seguito a tale invito, mostrando così anche una grande attenzione verso tutte quelle tradizioni popolari appartenenti al substrato palatese.

Il giorno 12 giugno, dunque, al vespro nella vigilia della festa di Sant’Antonio, come antica e contadina usanza, carristi con i buoi si sono radunati in coro al fine di sfilare in corteo per le vie cittadine fino a giungere davanti alla chiesa parrocchiale dove hanno ricevuto la benedizione impartita da Don Elio. L’emozione di tali frangenti è stata talmente considerevole che tutti i convenuti si sono commossi nel rivivere un’antica quanto bella tradizione.

In conclusione, ma non ultima per importanza, da segnalare anche la benedizione del pane e il raggiante spettacolo pirotecnico che ha rallegrato la festa vera e propria del giorno 13. Numerose persone – giunte anche dai paesi limitrofi – hanno gremito fino all’orlo il piazzale antistante la chiesa parrocchiale, per poi partecipare con devozione alla celebrazione della Santa Messa e alla compunta processione per le vie del paese che a quest’ultima ha fatto seguito. La sfilata dei carri colmi di bambini, ornati da fiori di cartapesta fatti a mano e trainati dai buoi, ha così ricalcato – in modo esemplare – l’ultimo pellegrinaggio in vita del santo di adozione padovana.

Ancora una volta, non si può non sottolineare questo lavoro sinergico tra il parroco, i carristi, le famiglie e i gruppi di giovani. Don Elio Benedetto il primo a coglierne il senso, tanto che, a più riprese, non ha esitato a ringraziare tutti coloro i quali si sono adoperati al meglio per addobbare e decorare i carri e i buoi in onore del santo.

Un apprezzamento composto e meritato va anche e soprattutto al Comitato Feste che ha saputo organizzare, allestire e curare gli aspetti più tecnici dell’evento garantendo così l’ottima riuscita della rinnovata tradizione stessa.

Giuseppe Gravante